Il piede piatto
il piede rappresenta la zona del corpo con il suolo con cuoi contrasta la forza di gravità. la sua non è solo una funzione meccanica ma soprattutto percettiva dovendo in ogni momento adattarsi alle diversità del suolo. si comprende facilmente quindi quanto sia importante lo strumento piede del la postura.
tutti i difetti a carico del piede si ripercuotono per tanto su tutti gli altri sistemi che compartecipano al mantenimento della posizione ed eretta ovvero le ginocchia, le anche e la colonna vertebrale.
Cos’è il piede piatto?
per piede piatto si intende una alterazione della fisiologica arcata plantare mediale e durante il carico si riduce troppo non riuscendo a sostenere il peso della forza di gravità. questa alterazione si associa spesso anche alla deviazione in valgo del retropiede ovvero una inclinazione mediale del retropiede a causa del tentativo del calcagno di opporsi a questo fenomeno.
quali problemi porta il piede piatto?
questa alterazione del piede porta a modificare completamente l’asse degli arti inferiori e della colonna portando ad un loro disassiamento e sovraccarico con relativo dolore.
Le lesioni più spesso associate sono:
intrarotazione delle anche (che si manifesta con una deambulazione con rotazione verso l’interno dei piedi)
aumendo del valgismo delle ginocchia;
aumento del varismo tibiale;
malallineamento rotuleo con iperpressione esterna della rotula;
proiezione in avanti del bacino (antiversione);
aumento della lordosi lombare (iperlordosi);
consequenziale aumento della cifosi dorsale e spianamento del rachide cervicale.
E’ stato visto che i soggetti con piede piatto hanno una maggiore predisposizione a sviluppare artrosi alla colonna vertebrale ed alle ginocchia per la cattiva distribuzione del carichi sulla cartilagine articolare.
Sintomatologia:
tutte le alterazioni posturali causate dal piede piatto fanno si che la sintomatologia non si estrinsechi solo a livello dei piedi ma anche a livello delle ginocchia e della colonna vertebrale.
i pazienti, e soprattutto i bambini, riferiscono una facile affaticabilià alle gambe, una intolleranza ad indossare alcuni tipi di calzature, usura abnorme in alcuni punti della suola. i bambini tengono a non tollerare le calzature preferendo deambulare scalzi appena tornati a casa.
Dolori possono verificarsi sia al tallone che al mesopiede che all’avampiede con una maggiore predisposizione all’alluce valgo. nell’età adolescenziale soprattutto nei soggetti di sesso femminile si manifestano dolori persistenti alla colonna vertebrale ed alle ginocchia che spesso è resistente a tutti i trattamenti farmacologici e fisioterapici.
da adulti si ha grossa difficoltà a rimanere in piedi per molto tempo ad indossare scarpe con un basso profilo plantare e a deambulare per molto tempo.
Come si fa la diagnosi di piede piatto?
la diagnosi è essenzialmente clinica.
studiare il soggetto durante la stazione eretta e durante la deambulazione a piedi scalzi evidenzierà la scomparsa della arcata plantare. inoltre sarà possibile osservare le altre alterazioni a livello delle ginocchia e della colonna vertebrale e delle anche.
che esame è possibile effettuare per diagnosticare il piede piatto?
la radiografia dei piedi sotto carico rappresenta l’esame definito “gold standard” per la diagnosi di questa patologia,
grazie a questo esame è possibile valutare il piattismo del piede attraverso la effettuazione di alcune misurazioni come l’angolo di Costa-Bertani.
sarà inoltre possibile ricercare altre alterazioni come sinostosi, ossa accessorie, calcificazioni alluce valgo ecc.
esami ulteriori come la baropodometria statica e dinamica computerizzata possono essere richiesti per comprendere meglio i difetti del piede.
come curare il piede piatto.
Visti i numerosi disturbi che si associano al piede piatto e soprattutto l’evoluzione verso l’artrosi del piede, del ginocchio e della colonna, è facile comprendere quanto sia importante il trattamento precoce di questa patologia.
Sin dai primi passi per migliorare la deambulazione del bambino sarà possibile confezionare plantari su misura o scarpe ortopediche qualora già in età pediatrica il piede fosse sintomatico.
tuttavia queste ortesi non sono capaci di correggere il piede piatto ma piuttosto di compensarlo ogni volta che viene indossato.
Dall’età di 8 anni, quando ormai il piede piatto inizia ad essere sintomatico a carico di piede ginocchia o colonna vertebrale, si inizia a valutare la possibilità di effettuare l’intervento di artrorisi sottoastragalica con endortesi. Tale intervento è tanto più efficace quanto più precocemente viene effettuato. l’età migliore per farlo è appunto tra gli 8 ed i 16 anni, a secondo dello sviluppo e del sesso.
Nei soggetti in età adulta per il piede piatto sintomatico le opzioni terapeutiche sono quella incruenta o quella chirurgica. La prima opzione terapeutica prevede l’utilizzo di plantari con sostegno della volta plantare in multiform, cuoio, carbonio, con cunei supinatori e pronatori, olive, barre retroccapitate,scarichi ecc… (a seconda delle alterazioni del piede) il trattamento chirurgico è indicato in tutti quei pazienti con piede piatto valgo di III grado che non vogliono più indossare il plantare, oppure nelle forme dolorose resistenti ai trattamenti incruenti.
i trattamenti più frequentemente effettuati sono:
-artrorisi sottoastragalica in anestesia locale (segue tecnica chirurgica dettagliata)
-artrodesi sottoastragalica secondo Grice: consiste nella asportazione della cartilagine delle articolazioni sottoastragaliche e nella fusione della stessa articolazione dopo aver introdotto nello spazio un cuneo di osso prelevato del perone.
-artrodesi sottoastragalica con innesto di osso di banca: tale tecnica come la Grice prevede l’artodesi della sottoastragalica, ma in questo caso non viene prelevato osso ma viene utilizzato quello di banca e viene effettuata una sintesi stabile della articolazione con una vite dopo aver ripristinato la fisiologica arcata plantare
-osteotomia cavizzante di calcagno. consiste nella asportazione di un cuneo di calcagno e nella sintesi in correzione.
-ritensionamento del tendine tibiale posteriore, consiste nel riposizionare con ancorette o cambre il tendine tibiale posteriore che ha una importante funzione cavizzante del piede.
L’artrorisi sotto-astragalica con endortesi
Questa tecnica prevede la correzione del piattismo e del valgismo del retropiede attraverso introduzione di una endortesi in uno spazio definito “seno del tarso”. questa endortesi fa si che durante il carico vi sia lo slittamente e la orizzontalizzazione dell’astragalo che determina il cedimento della arcata plantare mediale.
l’endortesi prevalentemente utilizzata dal dott. Cavallo è quella in titanio poichè :
– assicura una maggiore stabilità,
– ha più misure per adattarsi alla gravità del piattismo
– non crea problemi di allergia al nichel
– è compatibile con la risonanza magnetica
questo intervento consta di più fasi:
1) anestesia: nei soggessi al di sotto dei 12 anni è necessario effettuare anestesia generale poichè non collaboranti. per soggetti più grandi il Dott. Cavallo ha elaborato un protocollo in anestesia locale attraverso una piccola puntura direttamente in situ.
2) incisione a livello del seno del tarso di 1.5 cm circa
3) esposizione del legamento a siepe.
4) si inserisce un filo guida per consentire il corretto posizionamento della vite.
5) si inseriscono progressivmente delle viti di prova sino a che non si osserva il corretto posizionamento del piede.
6) si inserisce la vite definitiva in titanio assicurandosi della correzione e della sua stabilità.
7) sutura della ferita in genere con punti non riassorbibili
8) confezionamento di un gesso a stivaletto che viene indossato per 20 giorni con divieto di carico e poi rimosso dopo effettuazione di Rx di controllo.
Scheda tecnica intervento:
Tipologia di trattamento:
Durata intervento: 10 minuti
Anestesia: locale o generale (i n base all’età)
Tempo di ricovero: 24 ore di degenza.
Decorso post-operatorio: 20 giorni di gesso e successivamente carico completo
Riabilitazione: non necessaria