Menischi e rotture meniscali

Menischi e rotture meniscali

Cosa sono i menischi?

I menischi sono delle importanti strutture fibrocartilaginee presenti all’interno del ginocchio. All’interno di ogni articolazione esistono due strutture meniscali; un menisco mediale ed uno laterale. Entrambi i menischi hanno una struttura C ma con forma e dimensioni diverse. Hanno una sezione triangolare. La loro parte più spessa funge da ancoraggio alle strutture capsulolegamentose, mentre il margine tagliente costituisce quello libero in articolazione.

Distinguiamo per ogni menisco un corno posteriore, un corpo ed corpo.

La diversità è dovuta al fatto che queste strutture si adattano perfettamente alle differenti forze meccaniche a cui sono sottoposte in articolazione.

Sono strutture che nell’età adulta sono quasi completamente avascolarizzate (fatta eccezione per la parte murale definita rossa-rossa) e pertanto non riparabili spontaneamente in caso dilesione

A cosa servono i menischi ?

I menischi hanno diverse funzioni:

aumentano la congruenza delle superfici articolari del femore e della tibia. I condilo femorali infatti sono quasi sterici e sono adagiati su una superfice quasi plana che sono i piatti tibiali. I menischi come delle zeppe vanno a completare questo porzione anatomica mancante.

Ciò fa si che le forze di carico non vengano dissipate in un una zona di contatto ma in buona parte sui menischi, rendendoli degli importanti ammortizzatori del ginocchio che fanno si di preservare quanto più possibile il tessuto nobile e più delicato del ginocchio, la cartilagine.

Inoltre sembra che facilitino la circolazione del liquido articolare nel ginocchio facilitando il nutrimento delle cellule della cartilagine (chiamate condrociti) la quale non è vascolarizzata e riceve ossigeno e sostanze vitali attraverso questo sistema e l’osso subcondrale.

Cause : Come e perché si rompono i menischi?

I menischi non sono delle strutture inerti come si può pensare. Esse sono in realtà mobili assecondando i movimenti di rotolamento e scivolamento che i condili femorali esercitano sul piatto tibiale in ogni atto di flessione ed estensione del ginocchio.

Distinguiamo due tipi di lesioni fondamentalmente:

  • lesioni traumatiche : che coinvolgono un menisco strutturalmente giovane e che per rompersi necessita di un movimento abnorme in iperflessione, iperestensione, varizzazione e valgizzazione. Questi movimenti nella maggior parte dei casi avvengono durante la pratica di attività sportiva o in traumi della strada o sul lavoro. Non di rado queste lesioni si associano a quelle di altre strutture come i legamenti crociati, collaterali, della capsula e della cartilagine.
  • Lesioni degenerative; si verificano in genere in menischi che già di per se hanno una struttura degenerata. Tali lesioni infatti non sono nette e regolari e si verificano per movimenti banali come accovacciamento , inginocchiamento ecc.. Spesso i pazienti non riconoscono nemmeno l’evento in cui si è creata la lesione.

In entrambi i casi il menisco rimane incarcerato nella morsa tra femore e tibia schiacciandolo e creando una lesione.

Classificazione per tipologia di lesone meniscale:

  • Longitudinale
  • Radiale
  • Orizzontale
  • A flap
  • A manico di secchio
  • Complessa

    Classificazione in base alla localizzazione della rottura meniscale:

  • corno posteriore (più frequenti)
  • corpo meniscale
  • corno anteriore

La lesione del menisco interno è circa cinque volte più frequente di quella del menisco laterale a causa del suo maggiore grado di mobilità.

Quando si verifica una di queste lesioni il menisco muta la propria forma e le proprie proprietà meccaniche ; questo fa si che in ogni movimento venga schiacciato in modo abnorme stimolando dolore poiché trazione la capsula e le fibre dolorifiche della stessa.

È come gettare un sassolino in un ingranaggio; potenzialmente in ogni movimento del ginocchio si può effettuare una nuova lesione del menisco sino a distruggerlo quasi completamente con gli anni.

Quali sono i sintomi di una rottura del menisco?

 

Essenzialmente il dolore si a riposo ma prevalentemente durante la flesso estensione del ginocchio. tale dolore si ha spesso anche durante la deambulazione sino a creare zoppia.

Tale dolore si localizza più medialmente o più lateralmente a seconda del menisco interessato.

Non di rado e soprattutto quando la lesione è traumatica si può avere gonfiore del ginocchio che può essere causato o dalla presenza di liquido infiammatorio o addirittura di sangue se la lesione è murale.

Come si effettua la diagnosi di rottura meniscale?

Anamnesi : la tipologia di meccanismo di lesione descritta dal paziente già ci fa deporre per una possibile lesione meniscale, soprattutto quando ci si parla li lesioni sportive in cui si è verificato un meccanismo di torsione sul ginocchio

Esame obiettivo:

L’ortopedico valuterà attraverso una accurata visita diversi parametri.

  • Movimento del ginocchio: non di rado dei frammenti meniscali posso interporsi nel ginocchio impedendo la corretta flesso-estensione, configurando il quadro di blocco articolare per manico di secchio.
  • La ricerca della presenza di liquido intrarticolare con il test del ballottamento.
    Effettuazione di test specifici per riconoscere le lesioni meniscali (Griding test, Apley ecc..)
  • Effettuazione di test pela ricerca di lesioni concomitanti ai legamenti (test del cassetto anteriore, posteriore, pivot-shift ecc)

Esami strumentali

Che esame diagnostico fare in caso di sospetta rottura del menisco?

  • La risonanza magnetica nucleare (RMN) rappresenta l’esame di scelta per la diagnosi di rottura meniscale. Tale esame che non è invasivo e non utilizza radiazioni ionizzanti è tuttavia costoso e per questo il medico di medicina generale lo prescrive dietro esplicita richiesta dello specialista ortopedico. Grazie a questo esame è possibile non solo studiare le caratteristiche della lesione scegliendo il miglior trattamento, ma è anche possibile diagnosticare lesioni associate a livello dell’osso, della cartilagine, del legamenti (collaterali e crociati) e dei tendini.
  • La radiografia anche se non necessaria per la diagnosi di lesione meniscale è fondamentale e deve essere sempre eseguita dopo un trauma per escludere prima di tutto una frattura ossea la quale ha la precedenza di trattamento rispetto alle lesioni delle altre strutture articolari del ginocchio.
  • La Tac o meglio TC è considerata esame di seconda nelle patologie meniscali scelta e va eseguito per far diagnosi di lesione meniscale in quei pazienti in cui vi è controindicazione alla effettuazione di risonanza magnetica.

Come si trattano le lesioni meniscali?

Poiché il menisco è una importantissima struttura del ginocchio, poichè serve per proteggere la cartilagine femorale e tibiale, esso va preservato.

Non tutte le lesioni meniscali vanno trattate. La scelta delle lesioni d trattare spetta ai chirurghi ortopedici esperti.

Essendo il menisco una struttura per la gran parte non vascolarizzata essa difficilmente è capace di cicatrizzare e pertanto spesso necessita di un trattamento chirurgico per rimuovere la sintomatologia dolorosa del paziente.

Oggi la chirurgia meniscale aperta o “Open” del ginocchio è stata quasi completamente abbandonata.

Attualmente la tecnica mininvasiva della artroscopia permette di effettuare tutti i gesti chirurgici del ginocchio attraverso dei piccolissimi accessi chirurgici.

Due sono essenzialmente gli interventi artroscopici che si effettuano in caso di lesione meniscale:

sutura meniscale o meniscopessi. Consiste nella riparazione delle lesioni meniscali. Tale riparazione anche se complessa e non eseguita purtroppo da tutti i chirurghi ortopedici deve rappresentare la prima scelta di trattamento in tutti i pazienti, in particolar modo in quelli giovani ed attivi. Le lesioni per essere riparabili devono però essere recenti, non degenerative e non devono interessare il margine libero meniscale e dipendono dalla età del paziente. Diverse sono le tecniche riparative.meniscectomia selettiva o parziale: consiste nella regolarizzazione delle lesione meniscale andando a rimuovere esclusivamente il frammento meniscale staccato senza toccare la parte integra del menisco. Questa tecnica fa si di lasciare in situ la gran parte del menisco in modo da ridurre al minino il processo di avanzamento della patologia artrosica che si è registrato in passato quando la chirurgia ortopedica era molto più invasiva e prevedeva la rimozione chirurgica dell’intero menisco causando così uno scarico completo delle forze di carico sulla cartilagine. Tale chirurgia minivasiva si avvale di una sofisticata tecnologia che attraverso lame motorizzate, bisturi a radiofrequenze e pinze meniscali permettono di rimuovere in mani esperte ogni lesione del menisco lasciando intatte le strutture nobili del ginocchio. Tutto ciò si traduce si traduce in un recupero rapidissimo per il paziente soprattutto quando effettuata in anestesia locale come predilige il Dott. Cavallo.

All inside: ovvero attraverso dei device che sparano ancorette e fili non riassorbibili ancorando il menisco alla parete.

Out- in ed in-Out . Queste tecniche prevedono l’utilizzo di cannule. Aghi speciali e fili che vengono utilizzati per suturare il menisco dall’interno verso l’esterno o al contrario

Con tunnel ossei che si utilizza soprattutto per l’ancoraggio soprattutto delle radici meniscali.

Dr. Angelo Cavallo – Ortopedico | Napoli | Brescia

http://www.facebook.com/specialistaortopediaetraumatologia

Come si effettua una artroscopia

Artroscopia:

l’artroscopia è una chirurgia mininvasiva adottata per l’esplorazione ed il trattamento delle patologie intrarticolari di diverse articolazioni. Questa consiste nella applicazione di piccoli accessi chirurgici inferiori ad un centimetro di inserire all’interno delle articolazioni una telecamera e piccoli strumentari che permettono di visualizzare direttamente le lesioni e trattarle senza dover accedere chirurgicamente attraverso incisioni molto più aggresive ed invasive che ritardano i processi di guarigione e di riabilitazione . Tutto ciò si traduce in un intervento che in mani esperte porta ad un minor tasso di complicanze, alla possibilità di utilizzare tecniche anestesiologiche locali, tempi chirurgici ridotti e quindi in un maggior tasso si soddisfazione per il paziente.

Chi ha inventato l’artroscopia?

Anche se considerata tecnica recente la prima applicazione risale agli inizi nel 1920, grazie al lavoro di Eugen Bircher, considerato l’inventore dell’artroscopia al ginocchio. Il chirurgo giapponese Masaki Watanabe è stato invece il primo ad impiegare l’artroscopia come atto chirurgico.

Come si effettua una artroscopia?

Fondamentale per l’artroscopia è la colonna artroscopica. Complessa e costosa attrezzatura chirurgica composta da:

  • Monitor, attraverso il quale il dott. Cavallo visualizza le immagini della telecamera introdotta in articolazione
  • Telecamera ad alta risoluzione che vine attaccata ad un “Ottica” dotata di un complesso schema di lenti che permette di modificare l’orientamento dell’immagine attraverso piccoli gesti.
  • Fonte luminosa che attraverso un cavo a fibre ottiche trasmette la luce all’interno della articolazione aumentandone la luminosita.
  • Una pompa artroscopica che regola la pressione della soluzione fisiologica che viene pompata in articolazione e che permette così un lavaggio continuo e di effettuare un intervento senza sangue.
  • Lama motorizzata o Shaver che contemporaneamente funge da bisturi asportando le lesione e contemporaneamente aspirandole in modo da evitare di lasciare residui in articolazione.
  • Bisturi a radiofrequenze: sofisticato strumento che disidrata le strutture permettendo di tagliare e coagulare i tessuti periarticolari
  • Computer che ci permette di effettuare video e foto, che il Dott. Cavallo rilascia ai suoi pazienti masterizzandole su un CD, in modo da avere un reperto obiettivabili di cosa viene effettuato nell’articolazione del paziente.

Oltre alla colonna artroscopica sono fondamentali per l’artroscopia le cannule che fungono da guida per la introduzione della telecamera e ad cui si collegano i tubi di entrata ed uscita della pompa artroscopica e tutta una serie di strumentari specifici come : palpatore, pinze a Basket (o di Citelli), uncino palpatore, bisturi da menisco, microforbici da menisco , pinze ad anelli, pinze da presa ecc…

Che tipo di anestesia si effettua per le artroscopie?

Per il ginocchio la gran parte dei chirurgi predilige anestesia spinale o generale. Il dottor Cavallo invece applica un protocollo che gli permette di effettuare in anestesia locale questo intervento. Questa tecnica prevede l’iniezione di anestetico locale attraverso due punture

Direttamente sul ginocchio (come una comune infitrazione). A tale anestesia fa associare una blanda sedazione per ridurre al paziente lo stress della sala operatoria.

Per le artroscopie di spalla si effettua invece anestesia plessica o generale a seconda dei casi.

Per anca e caviglia è invece necessaria l’anestesia spinale.

Il quali articolazioni possono essere effettuate le artroscopie?

In realtà potenzialmente questa tencnica può essere effettuata nella gran parte dlle articolazioni grazie a cannule, ottiche e strumentari di diverse misure.

Le artciolazioni dove prevalentemente è applicata questa tecnica senza dubbio sono:

  • Il ginocchio
  • La spalla
  • L’anca
  • La caviglia
  • Il polso ed il gomito.

Che interventi si possono effettuare in artroscopia?

Nel ginocchio

  • La riparazione (meniscopessi) o l’asportazione selettiva di menischi rotti (meniscectomia selettiva).
  • La ricostruzione dei legamenti crociati (anteriore e posteriore).
  • Le regolarizzazioni di lesioni cartilaginee e le condroplastiche di lesioni ulcerative attraverso apposite pinze, lame motorizzate o bisturi a radiofrequenze.
  • Le rimozioni di corpi mobili.
  • La sinoviectomia (asportazione della membrana sinoviale in eccesso o patologica).
  • La plicectomia (asportazione di pliche sinoviali patologiche).
  • Perforazioni subcobdrali per richiamare in articolazione cellule staminale e facilitare la riparazione cartilaginea.
  • Riallineamento rotuleo attraverso un intervento definito di “ lateral release” o release dell’alare esterno della rotula .

Nella spalla

  • Riparazione della cuffia dei rotatori.
  • Acromionplastica (ovvero pulizia dello spazio subacromiale per permettere un miglior scorrimento dei tendini della cuffia dei rotatori).
  • Asportazione della borsa subacromiale.
  • Asportazione di corpi mobili .
  • Asportazione di calcificazioni.
  • Tenotomia del capo lungo del bicipite.
  • Correzione delle instabilità di spalla per le lussazioni recidivanti scapolo-omerale.