Ginocchio valgo : sintomi e chirurgia

Ginocchio valgo
Una persona con ginocchio valgo (genu valgum) ha un grande spazio tra i piedi quando si trova in posizione eretta con le ginocchia unite.

Molti bambini piccoli hanno le ginocchia valghe, che tendono ad essere più evidenti intorno ai 4 anni.

È quasi sempre solo una parte normale del loro sviluppo e le loro gambe normalmente si raddrizzeranno all’età di 6 o 7 anni.

Tuttavia, le le ginocchia valghe possono essere molto occasionalmente un segno di una condizione di base che richiede un trattamento, soprattutto se la condizione si sviluppa nei bambini più grandi o negli adulti, o se non migliora con l’età.

Sintomi di ginocchio valgo
Se qualcuno con le ginocchia valghe si trova con le ginocchia unite, la parte inferiore delle gambe si allargherà in modo che i piedi e le caviglie siano più distanti del normale.

Una piccola distanza tra le caviglie è normale, ma nelle persone con le ginocchia valghe questo spazio può essere fino a 8 cm o più.

Le ginocchia valghe di solito non causano altri problemi, anche se alcuni casi gravi possono causare dolore al ginocchio, zoppicare o difficoltà a camminare.

Le ginocchia valghe che non migliorano da sole possono anche mettere le ginocchia sotto pressione aggiuntiva, il che può aumentare il rischio di sviluppare l’artrite.

Quando consultare un medico
Le ginocchia valghe nei bambini di solito non sono motivo di preoccupazione e dovrebbero migliorare man mano che il bambino cresce.

Tuttavia, visita il tuo medico di famiglia se:

lo spazio tra le caviglie è maggiore di 8 cm in piedi con le ginocchia unite
c’è una grande differenza tra l’angolo della parte inferiore delle gambe quando si è in piedi rispetto alla parte superiore delle gambe
il problema sembra peggiorare
un bambino di età inferiore ai 2 anni o di età superiore ai 7 anni ha ginocchia valghe ed è interessata solo una gamba
ci sono altri sintomi, come dolore al ginocchio o difficoltà a camminare
hai altre preoccupazioni sul modo in cui tuo figlio si alza o cammina
hai sviluppato ginocchia valghe in età adulta

Il tuo medico esaminerà le tue gambe o del tuo bambino, chiederà di eventuali dolori o difficoltà di deambulazione e potrebbe prendere alcune misure.

Possono indirizzarti ad un chirurgo ortopedico (uno specialista in problemi alle ossa e alle articolazioni) e organizzare una radiografia delle gambe e degli esami del sangue per verificare la presenza di problemi sottostanti.

Quali sono le cause delle ginocchia valghe?
Le ginocchia valghe sono abbastanza comuni nei bambini sani di età inferiore ai 6 o 7 anni e sono solo una parte normale della crescita e dello sviluppo.

Le ginocchia valghe che si sviluppano più tardi durante l’infanzia o che non migliorano con l’età a volte possono essere associate ad un problema di fondo, come:

rachitismo – problemi di sviluppo osseo dovuti a carenza di vitamina D e calcio
eccessiva pressione sulle ginocchia – ad esempio, a causa di obesità o legamenti del ginocchio allentati (le fasce di tessuto attorno alle articolazioni che collegano le ossa tra loro)
una lesione o infezione che colpisce le ginocchia o le ossa delle gambe
condizioni genetiche che influenzano lo sviluppo delle ossa o delle articolazioni

Gli adulti a volte possono sviluppare ginocchia valghe. Questi casi sono spesso associati a problemi articolari come l’artrosi o l’artrite reumatoide.

Trattamenti per ginocchia valghe
Nella maggior parte dei casi, non è necessario trattare le ginocchia valghe perché il problema tende a correggersi man mano che il bambino cresce.

Il tuo bambino non ha bisogno di evitare l’attività fisica, indossare bretelle o scarpe di supporto o fare esercizi speciali.

Le ginocchia valghe che persistono fino all’età adulta non devono essere trattate a meno che non causino problemi, come il dolore al ginocchio.

Chirurgia
La chirurgia per ginocchia valghe è raramente necessaria, sebbene possa essere raccomandata se la condizione è grave o persistente.

Esistono 2 tipi principali di operazioni che possono essere eseguite:

crescita guidata – dove sono posizionate piccole piastre di metallo all’interno delle ginocchia, che aiutano a correggere la loro crescita per un periodo di circa 12 mesi; le piastre verranno rimosse al termine del trattamento
un’osteotomia – in cui un sottile cuneo osseo viene rimosso dalle ossa delle gambe in modo che siano riallineati nella posizione corretta; piastre e viti vengono utilizzate per fissare le ossa nella loro nuova posizione.

Ai bambini con persistenti ginocchia valghe che continuano a crescere rapidamente è più probabile che venga offerta l’operazione di crescita guidata. Le osteotomie sono utilizzate principalmente per gli adulti con gravi.

Entrambe le procedure vengono eseguite in anestesia generale, il che significa che tu o il tuo bambino sarete incoscienti durante l’operazione.

Di solito un bambino può ricominciare a camminare entro pochi giorni dall’esecuzione di una procedura di crescita guidata e tornare allo sport entro poche settimane. Possono essere necessari alcuni mesi per tornare a tutte le normali attività dopo un’osteotomia.

Protesi di ginocchio

Protesi di Ginocchio

L’intervento di sostituzione del ginocchio – noto anche come artroplastica del ginocchio (ARTH-row-plas-tee) – serve a ripristinare la funzionalità delle articolazioni del ginocchio gravemente malate. La procedura prevede la rimozione di ossa e cartilagini danneggiate dall’osso della coscia, dello stinco e della rotula e la sostituzione con un’articolazione artificiale (protesi) in leghe metalliche, materie plastiche di alta qualità e polimeri.

Nel determinare se una protesi del ginocchio è indicata per il tuo caso, un chirurgo ortopedico valuta la gamma di movimento, stabilità e forza del ginocchio. I raggi X aiutano a determinare l’entità del danno.

Il medico può scegliere tra una varietà di protesi del ginocchio e tecniche chirurgiche, considerando l’età, il peso, il livello di attività, la dimensione e la forma del ginocchio e la salute generale.

Perché un intervento di protesi del ginocchio
Il motivo più comune per l’intervento chirurgico di protesi del ginocchio è quello di alleviare il forte dolore causato dall’osteoartrite. Le persone che necessitano di un intervento di sostituzione del ginocchio di solito hanno problemi a camminare, salire e scendere le scale e alzarsi e sedersi dalle sedie. Alcuni hanno anche dolore al ginocchio a riposo.

Informare immediatamente il medico se si nota:

Febbre superiore a 37,8
Brividi che fanno tremare
Drenaggio dal sito chirurgico
Aumento del rossore, gonfiore e dolore al ginocchio
Una protesi del ginocchio infetta di solito richiede un intervento chirurgico per rimuovere le parti artificiali e gli antibiotici per eliminare i batteri. Dopo aver eliminato l’infezione, viene eseguito un altro intervento chirurgico per installare una nuova protesi di ginocchio.

Le protesi di ginocchio possono logorarsi
Un altro rischio di intervento chirurgico di sostituzione del ginocchio è il fallimento dell’articolazione artificiale. L’uso quotidiano determina un detoriamento sulle parti in metallo e plastica, anche quelle più resistenti. Il rischio è maggiore se il paziente svolge attività ad alto impatto o e in sovrappeso.

Preparazione all’intervento di protesi del ginocchio
Il medico o l’anestesista potrebbe consigliarle di interrompere l’assunzione di determinati farmaci e integratori alimentari prima dell’intervento. Probabilmente ti verrà chiesto di non mangiare nulla dopo la mezzanotte del giorno dell’intervento.

Preparati per il tuo recupero
Per diverse settimane dopo la procedura, potrebbe essere necessario utilizzare le stampelle o un deambulatore, quindi organizzali prima dell’intervento. Assicurati di avere un passaggio a casa dall’ospedale e aiuto per le attività quotidiane, come cucinare, fare il bagno e fare il bucato. Se vivi da solo, il personale del chirurgo o il pianificatore delle dimissioni dell’ospedale possono suggerirti un tutore temporaneo.

Per rendere la tua casa più sicura durante il recupero, considera quanto segue:

Crea uno spazio abitativo su un piano poiché salire le scale può essere difficile.
Installare barre di sicurezza nella doccia o nella vasca.
Procurati una sedia stabile con un cuscino e uno schienale rigido e uno sgabello per sollevare la gamba.
Se hai una toilette bassa, disponi di un montante per sedile del water con le braccia.
Rimuovere tappeti e possibili intralci.

Prima della procedura
La chirurgia di protesi del ginocchio richiede l’anestesia. Il tuo contributo e le tue preferenze aiutano il team a decidere se usare l’anestesia generale, che ti rende incosciente o l’anestesia spinale, che ti lascia sveglio ma incapace di sentire dolore dalla vita in giù.

Ti verrà somministrato un antibiotico per via endovenosa prima, durante e dopo la procedura per aiutare a prevenire l’infezione post-chirurgica.

Durante la procedura
Il ginocchio sarà in una posizione piegata per esporre tutte le superfici dell’articolazione. Dopo aver praticato un’incisione di circa 15-25 cm di lunghezza, il chirurgo sposta da parte la rotula e taglia le superfici articolari danneggiate.

Prima di chiudere l’incisione, si piega e ruota il ginocchio, testandolo per garantire il corretto funzionamento. L’intervento dura circa due ore.

Dopo la procedura
Verrai portato in una sala di recupero per una o due ore. Sarai quindi trasferito nella tua stanza d’ospedale, dove probabilmente rimarrai per un paio di giorni. I farmaci prescritti dal medico dovrebbero aiutare a controllare il dolore.

Durante la degenza, sarai incoraggiato a muovere il piede e la caviglia, il che aumenta il flusso di sangue ai muscoli delle gambe e aiuta a prevenire gonfiore e coaguli di sangue. Probabilmente riceverai fluidificanti del sangue e indosserai stivali di compressione per proteggere ulteriormente da gonfiore e coagulazione.

Ti verrà chiesto di fare frequenti esercizi di respirazione e aumentare gradualmente il tuo livello di attività.

Il giorno dopo l’intervento, un fisioterapista ti mostrerà come esercitare il tuo nuovo ginocchio. Dopo aver lasciato l’ospedale, continuerai la terapia fisica a casa o in un centro.

Fai i tuoi esercizi regolarmente, come indicato. Per il miglior recupero, segui tutte le istruzioni del tuo team di cura relative alla cura delle ferite, alla dieta e all’esercizio fisico.

Risultati
Per la maggior parte delle persone, la sostituzione del ginocchio offre sollievo dal dolore, migliore mobilità e una migliore qualità della vita. E la maggior parte delle protesi di ginocchio può durare più di 15 anni.

Da tre a sei settimane dopo l’intervento chirurgico, in genere è possibile riprendere la maggior parte delle attività quotidiane, come lo shopping e le pulizie domestiche. La guida è anche possibile a circa tre settimane se puoi piegare il ginocchio abbastanza da sederti in auto, se hai abbastanza controllo muscolare per azionare i freni e l’acceleratore e se non stai ancora assumendo farmaci antidolorifici.

Dopo il recupero, puoi dedicarti a varie attività a basso impatto, come camminare, nuotare, giocare a golf o andare in bicicletta. Ma dovresti evitare attività di maggiore impatto, come jogging, sci, tennis e sport che comportano contatto o salto. Parla con il tuo medico dei tuoi limiti.

L’artrosi del ginocchio

L’artrosi del ginocchio

L’osteoartrosi o artrosi o secondo la corrente terminologia anglofona, osteoartrite (osteoarthritis) è una malattia degenerativa che interessa le articolazioni.

È una delle cause più comuni di disturbi dolorosi, colpisce circa il 10% della popolazione adulta generale e il 50% delle persone che hanno superato i 60 anni di età. Durante il manifestarsi di tale patologia nasce un nuovo tessuto connettivo e un nuovo osso attorno alla zona interessata. Generalmente sono più colpite le articolazioni sottoposte ad usura, soprattutto al carico del peso corporeo, come le vertebre lombari o le ginocchia.

L’articolazione interessata presenta alterazioni della cartilagine,con assottigliamento, fissurazione, formazione di osteofiti marginali e zone di osteosclerosi subcondrale nelle aree di carico. La membrana sinoviale si presenta iperemica e ipertrofica, la capsula è edematosa e fibrosclerotica.

Classificazione

Esistono diverse tipologie di osteoartrosi, a seconda del grado o del comportamento della stessa può essere:

Primaria, se è causata da fattori genetici ovvero idiopatica.

Secondaria (a traumi, interventi chirurgici, a problemi meccanici, a problemi settici)

Localizzata (monoarticolare)

Generalizzata (pluriarticolare)

Fattori di rischio

Costituiscono fattori predisponenti l’obesità, il sesso femminile, traumi articolari, stress continuo, umidità.

Clinica

Segni e sintomi

I sintomi principali della gonartrosi sono:

dolore

versamento articolare (ginocchio gonfio per eccesso di liquido sinoviale)

limitazione della mobilità fino alla rigidità dell’articolazione

contrattura in flessione

limitata capacità di deambulazione

zoppia

Generalmente gli indici ematochimici (esami del sangue)di flogosi sono normali

Esami strumentali

Nelle radiografie all’inizio della patologia non si riscontra alcuna alterazione, ma con il progredire della malattia si nota:

riduzione dello spazio articolare

alterazione del profilo dell’estremità articolare dell’osso

formazione di osteofiti ai margini delle articolazioni o nel punto di inserzione dei tendini

zone cistiche nell’osso immediatamente al di sotto della cartilagine.

Il grado di alterazione dimostrabile radiologicamente non è sempre correlato all’entità della sintomatologia.

Trattamento

I cambiamenti nello stile di vita, specialmente la perdita di peso e l’attività fisica, uniti alla terapia analgesica, rappresentano il perno del trattamento dell’osteoartrosi. Il paracetamolo rappresenta il farmaco di prima linea, mentre i FANS sono indicati solo nel caso il sollievo dal dolore non sia sufficiente, in relazione alla minore incidenza di effetti collaterali del primo nella terapia cronica.

Stile di vita

Attività fisica

Nella maggior parte dei pazienti affetti da osteoartrosi, l’attività fisica moderata permette un aumento della funzionalità articolare e una riduzione del dolore, soprattutto nella gonartrosi.

Dieta

Nelle persone in sovrappeso, il calo ponderale può rappresentare un fattore importante, in quanto garantisce da una parte una riduzione del dolore dall’altra un aumento della funzionalità e una riduzione della rigidità e dell’affaticamento, riducendo la necessità di una terapia farmacologica. Una metanalisi condotta nel 2009 ha dimostrato che l’educazione del paziente alla gestione della malattia permette una riduzione media della percezione del dolore del 20% rispetto all’uso dei soli antiinfiammatori nei pazienti affetti da coxartrosi.

Fisioterapia

Esiste una evidenza sufficiente ad affermare che la fisioterapia può ridurre il dolore e aumentare la funzionalità. Esistono evidenze che la manipolazione risulti essere più efficace dell’esercizio fisico nell’artrosi dell’anca, queste evidenze non sono considerate conclusive.

L’allenamento funzionale con la gestione dell’andatura e dell’equilibrio è raccomandato per permettere un miglioramento della propriocezione, utile a ridurre il rischio di traumi da caduta nei pazienti più anziani. L’utilizzo di tutori morbidi può permettere il miglioramento dei sintomi in un anno.

Trattamento farmacologico

Analgesici

Il paracetamolo è il trattamento farmacologico principale nell’osteoartrosi. Nel dolore lieve e moderato la sua efficacia è simile a quella dei farmaci antiinfiammatori non steroidei,mentre nel dolore forte i FANS possono essere più efficaci, tuttavia sono associati al rischio di ulcera gastrica e duodenale. Gli inibitori selettivi della COX-2,come il celecoxib, sono parimenti efficaci, ma non più sicuri in termini di effetti collaterali, oltre a risultare più costosi. La somministrazione topica garantisce minor rischio di effetti collaterali, ma anche un minor effetto terapeutico.

Gli oppiacei, come morfina e fentanyl garantiscono una migliore gestione del dolore, tuttavia, per i frequenti effetti collaterali, non sono utilizzati di routine.

Altri farmaci

La somministrazione orale di corticosteroidi non è raccomandata nel trattamento dell’osteoartrite per via dell’efficacia modesta a fronte dell’alto rischio di effetti collaterali. Le infiltrazioni intra-articolari di farmaci come l’idrocortisone garantiscono un sollievo a breve termine, compreso tra qualche settimana e qualche mese.

Trattamento infiltrativo con acido ialuronico (Vedi infiltrazioni con acido ialuronico)

Trattamento chirurgico (vedi protesi di ginocchio)

Le lesioni della cartilagine

Le lesioni della cartilagine

La cartilagine articolare è il tessuto di rivestimento delle articolazioni piccole e grandi che per le sue caratteristiche chimico-fisiche è capace di sopportare le forze di compressione e trazione  durante i movimenti.

La cartilagine è formata da cellule specifiche chiamate condrociti che sono inserite in un substrato di materiale amorfo ricco di collagene condroitin-solfato e glicoaminoglicani.

La cartilagine non è di per se una struttura vascolarizzata; i nutrienti per i condrociti non giungono attraverso il sangue quindi ma attraverso il liquido articolare  e dallo strato di osso sottostante la cartilagine (osso subcondrale)

Durante i movimenti la pressione intrarticolare spinge le sostanze nutritive nella cartilagine in modo da nutrirla. Questa spiega perchè uno sport regolare ma non stressante per le articolazioni aiuti a conservare la cartilagine.

Tuttavia questo spiega perché la cartilagine articolare allo stato attuale non sia capace di rigenerare dopo un trauma. Dove non arriva il sangue non è possibile la rigenerazione tissutale.

I  danni cartilagini possono esser di due tipi:

  • Traumatici
  • Degenerativi

I danni traumatici sono tipici dei soggetti giovani o sportivamente attivi e sono in genere ristretti a zone localizzate del ginocchio. Queste evolvono progressivamente e precocemente verso possibili quadri di artrosi.

I danni degenerativi invece sono legati ad un sovraccarico della articolazione che può esser dovuta o ad  alterazioni congenite degli assi degli arti inferiori come il ginocchio valgo, varo o ai mal-allineamenti rotulei.

Le ginocchia vare portano ad una usura prevalentemente a carico della cartilagine del condilo e del piatto tibiale interni; le ginocchia valghe al contrario sovraccaricano la cartilagine del condilo femorale e piatto tibiale esterni.

I malallineamenti rotulei come la rotula alta, bassa e l’iperpressione esterna portano ad usura elettiva della cartilagine cosiddetta articolazione femoro-rotula

Altre cause di danno cartilagineo sono il sovrappeso e l’obesità che costringono le articolazioni ad un carico abnorme rispetto a quello che son capaci di sopportare portando così ad un usura precoce del tessuto.

Più rari sono i difetti assiali legati ad eventi traumatici o post-chirurgici che hanno modificato l’asse degli arti inferiori che sovraccaricano elettivamente alcuni distretti cartilaginei del ginocchio.

Quali sono i segni delle lesioni cartilaginee?

Il dolore persistente in alcuni distretti specifici in base alla localizzazione del danno

Il blocco articolare (spesso per associazione di un danno meniscale in seguito ad un trauma)

Limitazione della articolarità a causa del dolore o del gonfiore.

Gonfiore del ginocchio

Riduzione della capacità di compiere i comuni gesti della vita quotidiana come camminare, far le scale, alzarsi dalla sedia ecc.

Come si cura la cartilagine?

Dipende dal grado di lesione e dalla sua estensione.

Nelle lesioni dal I° al III° stadio di Outerbridge la migliore strategia ortopedica consiste nella pulizia artroscopica dei frammenti cartilaginei con l’asportazione dei relativi corpi mobili ed eventuale sinoviectomia. Vedi artroscopia

Nei lesioni di IV grado della classificazione di Outerbridge (che rappresenta lo stadio più avanzato) è necessario trattare la cartilagine in base alla lesione.

In caso di un paziente di giovane età e con lesione focale minore di 2 cm quadrati il trattamento è quello incruento con l’utilizzo di:

  • infiltrazioni con acido ialuronico ad elevatissimo peso molecolare
  • utilizzo di cellule staminali e PRP
  • campi elettromagnetici pulsati.

In casi in cui purtroppo ci si trovasse davanti a lesioni di grado altrettanto elevato  ed estensione maggiore di 2 cm quadrati in soggetti giovani il trattamento indicato sarebbe quello con innesti di tessuti biologici o di sintesi. Tra le tecniche più utilizzate vi sono:

  • Microfractures secondo Pridie: che consistono nella perforazione dell’osso subcondrale per permettere di arrivare sangue e cellule indifferenziate (cell staminali) che possano premettere la crescita di un tessuto riparativo sulla  zona priva di cartilagine.
  • Mosaicoplastica: prevede il prelievo di cilindretto di tessuto cartilagineo sano in zone non di carico (come la gola intercondiloidea) che vengono inseriti a riempimento dell’area lesionale.
  • Utilizzo di tessuti biologici di sintesi che fungono da scaffold ovvero tessuti con struttura molto simile a quello cartilagineo che viene abitato da cellule indifferenziate che vanno ad insediarsi creando un processo di cicatrizzazione della lesione. A tale tecnica si può integrare l’utilizzo di centrifugato sanguigno ricco di cellule staminali o prp. Questa membrana viene modellata in base alla forma della lesione e viene adesa ad essa con colla di fibrina. Uno dei migliori tessuti in commercio è rappresentato dal Condhrotissue che viene principalmente utilizzato su ginocchio e caviglia.

Legamento crociato anteriore e la sua lesione

Legamento crociato anteriore e la sua lesione

Il legamento crociato anteriore è uno dei quattro più importanti legamenti che costituiscono l’articolazione del ginocchio. È una struttura fibrosa, di forma allungata, collocata al centro del ginocchio, tesa fra tibia e femore. La sua funzione è quella di stabilizzare l’articolazione, in collaborazione con il legamento crociato posteriore, con il quale va a formare il pivot centrale dell’articolazione. In particolare, la sua funzione primaria è quella di impedire lo spostamento in avanti della tibia rispetto al femore. Il nome è indicativo del caratteristico incrocio di questi con il legamento crociato posteriore all’altezza delle loro intersezioni sulla tibia. .A causa di una maggiore importanza rivestita dall’attività sportiva, lesioni a carico del legamento crociato anteriore sono sempre più frequenti. Negli Stati Uniti, si contano dai 75.000 ai 100.000 casi di lesioni all’anno, anche se alcune fonti giungono a stimare i casi in 150.000 all’anno.

Storia

I primi studi compiuti sul legamento crociato anteriore, risalgono al 3000 a.C. nell’antico Egitto,ma è solo con Ippocrate di Coo che si ha la prima descrizione di una sublussazione del ginocchio causata da una lesione del legamento crociato anteriore. Galeno di Pergamo, approfondì nel II secolo d.C. i propri studi sul ginocchio, dando a questa struttura il nome di ligamenta cruciata genus.

Anatomia del LCA

Struttura

Anatomicamente, il legamento crociato anteriore, è situato al centro del ginocchio, fra tibia e femore, ove forma con il legamento crociato posteriore il pivot centrale dell’articolazione, ovvero il perno centrale attorno cui ruota l’articolazione stessa. Questo, insieme al legamento collaterale mediale e al legamento collaterale laterale, garantisce la completa stabilità alla struttura.

Il legamento crociato anteriore è collocato in sede intrarticolare, ma extrasinoviale e parte da un’area rugosa dall’eminenza intercondilea della tibia, subito avanti e lateralmente alla spina tibiale anteriore, con un attacco di forma ellittica lungo mediamente 17 millimetri e largo 11. Procede, poi, obliquamente verso l’alto con un andamento a spiroide di circa 110°, passando sotto al legamento trasverso, unendosi parzialmente al corno anteriore del menisco laterale, e finisce per inserirsi sul condilo laterale del femore con un attacco ovalare del diametro che varia dai 14 ai 16 millimetri.

Dimensionalmente, il legamento crociato anteriore, ha una lunghezza, misurata dalla tibia al femore, variabile tra 31 a 39 millimetri, per un lunghezza media di 29,6 millimetri, mentre il diametro si attesta su una media di 11 millimetri.

Esso è idealmente costituito da due fasci non individuabili, uno antero-mediale che va ad inserirsi nella regione antero-mediale dell’inserzione tibiale ed uno postero-laterale, costituito dal resto del legamento. La prima risulta tesa in flessione, mentre la seconda risulta tesa in deflessione.

Innervazione

Il legamento crociato anteriore risulta particolarmente innervato e circa l’1,5% del suo volume è costituito da terminazione nervose. In particolar modo, all’altezza degli innesti ossei è possibile individuare fino a 4 tipi di recettori, ed infatti, una delle funzioni del legamento crociato anteriore.

Vascolarizzazione

Il principale apporto di sangue dei legamenti crociati nasce dall’arteria genicolata centrale.

Funzione del LCA

Come già accennato, il legamento crociato anteriore assolve le funzioni di:

  • resistenza alla lussazione anteriore;
  • resistenza alla lussazione mediale.

In particolare, esso è responsabile di circa 86% della resistenza alla lussazione anteriore e di circa il 30% a quella mediale.

Lesione dell’LCA

Il legamento crociato anteriore è spesso soggetto a lesioni. Soggetti particolarmente esposti al rischio di lesione sono gli sportivi. Una volta appurata la lesione del legamento, è necessaria una valutazione della stabilità dell’articolazione. Esistono due tipi di stabilità, quella attiva data dalla muscolatura dell’ arto inferiore e dal controllo neuromuscolare della stessa e quella intrinseca, data appunto dall’ integrità e dalle caratteristiche biochimiche e biomeccaniche del legamento stesso. TEST DI STABILITA’ Le prove di stabilità in caso di sospetta lesione del legamento si effettuano prima sull’ arto sano e poi su quello leso. I test più comuni sono il Lachmann test ed il cassetto anteriore (anterior drawer) in cui viene sottoposta manualmente una sollecitazione in senso anteroposteriore facendo dislocare la tibia dal femore. Qualora venga ritenuto necessario intervenire chirurgicamente per ridare la stabilità passiva, non è sufficiente la sutura del tessuto, ma è necessaria la completa sostituzione, attraverso diverse tecniche, che vanno dall’auto-impianto, con differenti sedi di prelievo, prelievo da cadavere o, infine, impianto di natura sintetica. Allo stato dell’arte, risulta difficile una valutazione sulla tecnica migliore fra queste, poiché ognuna di esse presenta vantaggi e svantaggi non trascurabili.

Trattamento chirurgico

Le tecniche chirurgiche che mirano a ricostruire il legamento crociato anteriore sono artroscopiche. 

La degenza prevede 3 notti post-operatorie. L’anestesia di scelta è quella spinale.

Le tecniche utilizzate dal dottor Cavallo sono:  1. Ricostruzione con tendine Rotuleo 2. Ricostruzione con tendini del Semitendinoso (ST) e Gracile (GR) 3. Ricostruzione con Allograft (tendine da donatore)  La ricostruzione con Semitendinoso e Gracile, tecnica ad oggi assai diffusa in tutto il mondo, prevede l’utilizzo dei tendini di due muscoli flessori mediali della coscia che vengono prelevati con una piccola incisione dalla tibia prossimale. Una volta imbastiti e quadruplicati vengono fatti passare attraverso due tunnels ossei precedentemente allestiti sotto guida artroscopica in articolazione. La fissazione avviene mediante speciali pinze e viti bio-riassorbibili.

La ricostruzione con Tendine Rotuleo prevede per quanto riguarda la fase artroscopica di preparazione, una procedura più o meno sovrapponibile a quella della tecnica che utilizza ST e GR.  Differente è l’espianto del terzo centrale del tendine rotuleo attraverso un accesso chirurgico mediano davanti al ginocchio di circa 7 cm. Dopo la preparazione delle due brattee ossee  – prossimale (rotulea) e distale (tibiale) – della dimensione desiderata , avviene il suo inserimento in articolazione attraverso un tunnel osseo lievemente  più ampio sia per la tibia che per il femore. Anche in questo caso la fissazione del neo-legamento avviene mediante speciali pinze e viti bio-riassorbibili.

La ricostruzione con Allograft (tendine da donatore) è un innesto ottenuto in genere da un tendine d’Achille o Rotuleo da donatore (CFR banca dell’ osso) . L’intervento ha il vantaggio indiscusso di essere molto meno invasivo, poichè  non prevede il prelievo di tendini del paziente, evitando così di indebolire i flessori di coscia o il quadricipite come nei precedenti due interventi. Tuttavia è sicuramente una procedura particolare, meritevole di approfondimento e discussione con lo specialista di fiducia e va indicato solo in casi assi risicati, come ad esempio nelle recidive di lesioni legamentose in sportivi che hanno già subito in precedenza  interventi ricostruttivi del L.C.A.

La fisioterapia prima dell’ operazione è sempre stata considerata essenziale per tutti i soggetti . In particolare è consigliato il controllo del dolore attraverso fisioterapia strumentale, elevazioni dell’ arto per favorirne il drenaggio e mantenere il tono per quanto possibile. inoltre è consigliato un recupero della (ROM:intervallo di movimento) e della forza prima dell’ operazione.

INTERVENTO

L intervento viene eseguito di norma in anestesia periferica e dura circa 60 minuti.

DOPO L’INTERVENTO

L ‘arto operato presenta un tubicino in plastica (drenaggio) intra-articolare in aspirazione per la raccolta del

sangue presente nell’articolazione.

La rimozione del drenaggio dopo 48 ore e inizio della fisioterapia a letto.

Si inizia con la mobilizzazione della tibio-tarsica, contrazioni isometriche dei flessori e del quadricipite.

Dal 3° al 6° giorno post-intervento

    • Si prosegue la fisioterapia in palestra, si riprende la deambulazione con due bastoni con carico anche sull’arto operato.
    • Radiografia di controllo.
    • Medicazione.
    • Dimissione e viene consigliato al paziente di rivolgersi in un centro di riabilitazione.

Cosa deve fare il paziente operato di ricostruzione LCA a domicilio

Dalla dimissione alla 4° settimane dall’intervento

    • Rimozione punti dopo 15 giorni dall’intervento.
    • Prosecuzione della mobilizzazione attiva, nel range da 0 a 90 gradi.
    • Esercizi di stiramento miofasciale posteriore attivo.
    • Esercizi attivi di potenziamento dei flessori del ginocchio, dei glutei, del tensore della fascia lata.
    • Deambulazione in carico, con ausilio di due bastoni.
    • 3 settimane concessa escursione articolare da 0 a 130 gradi.

Dalla 5° alla 6° settimana

    • Deambulazione in pieno carico.
    • Intensificazione degli esercizi di potenziamento muscolare dei flessori del ginocchio e del quadricipite, eseguiti attivamente senza impiego di resistenze.
    • Mobilizzazione attiva e passiva, dolce e graduale, in flessione del ginocchio operato.
    • Nuoto alternato all’uso di cyclette, senza resistenze (1 ora al giorno).
    • Controllo clinico ortopedico specialistico, con esame radiografico del ginocchio operato.

Dalla 7° alla 9° settimana

    • Deambulazione libera.
    • Prosecuzione degli esercizi descritti (cyclette, nuoto, esercizi isometrici).
    • Cocontrazioni, sotto controllo fisioterapico, dei flessori-quadricipite nel range 30-90 gradi.
    • Surfing, esercizi di carico, recupero della propria attività articolare.

Dalla 10° alla 12° settimana

    • Ripresa del lavoro.
    • Intensificazione degli esercizi, della rieducazione propriocettiva, della cyclette e delle cocontrazioni agonisti-antagonisti.
    • Inizio degli esercizi contro resistenza per i flessori del ginocchio:
    • le resistenze in estensione possono essere impiegate solo con ginocchio esteso ed applicate al terzo prossimale della gamba.

Visita specialistica ortopedica con esame radiografico recente del ginocchio operato nelle proiezioni frontale, laterale ed assiale di rotula a 45 gradi.

Intensificazione ulteriore degli esercizi precedenti.

Inizio della riabilitazione isocinetica, con apparecchi tipo Cybex od Ortotron.

Corsa in piano, saltelli in appoggio bipodalico.

Dal 4° mese post-operatorio

Prosecuzione della ginnastica isocinetica (90 minuti al giorno).

Oltre alla corsa, inizio degli scatti, dello slalom, del salto monopodalico su superficie elastica.

Dal 5° mese

Ripresa dell’ allenamento sportivo. Prosecuzione dell’ isocinetica.

Dal 6° mese

Visita specialistica ortopedica, con esame radiografico recente.

Ripresa dell’attività sportiva agonistica, a giudizio del chirurgo ortopedico.

Controllo clinico, radiografico ed eventuale TAC ogni anno.